I batteri del lago sono in grado di scomporre la plastica, suggerisce una nuova ricerca

//

Alexandre Rossi


Dall’introduzione della plastica sintetica con la bachelite nel 1907, la plastica ha iniziato a diffondersi in tutto il pianeta, decomponendosi lentamente, con l’ulteriore svantaggio di rilasciare composti tossici nel processo.

Ma una nuova ricerca dell’Università di Cambridge indica che i batteri hanno iniziato a ripulire il nostro pasticcio e, cosa ancora più sorprendente, potrebbero preferire fare spuntini con la plastica piuttosto che con i loro alimenti di base tradizionali, come foglie o rametti.

Lo studio ha scoperto che alcuni batteri naturali crescono più velocemente sui sacchetti di plastica che sulla materia organica naturale. Ciò significa che potrebbero contribuire a farci uscire da una crisi di inquinamento da plastica. Tuttavia, se le tossine presenti nella plastica vengono assorbite dai batteri, ciò potrebbe causare seri problemi alle catene alimentari.

Nello studio, i ricercatori hanno aggiunto acqua precedentemente contaminata con sacchetti di plastica a campioni d’acqua prelevati da 29 laghi scandinavi. Ciò ha portato a una crescita batterica più rapida ed efficiente rispetto all’aggiunta di sola acqua distillata. Lo studio suggerisce che la plastica ha fornito un innesco per aiutare la decomposizione di materiali più resistenti.

Si è anche scoperto che i laghi con una maggiore diversità batterica e meno materia organica naturale riuscivano a digerire meglio i composti di plastica.

Un ricercatore senior, il dott. Andrew Tanentzap, ha commentato: “È quasi come se l’inquinamento da plastica facesse venire l’appetito ai batteri. I batteri usano la plastica come cibo prima, perché è facile da scomporre, e poi sono più capaci di scomporre parte del cibo più difficile, la materia organica naturale nel lago”.

“È quasi come se l’inquinamento da plastica stesse stimolando l’appetito dei batteri”

Lo studio ha anche implicazioni su come potremmo affrontare l’inquinamento da plastica in futuro, rendendo più facile identificare i singoli laghi da prendere di mira per la gestione dell’inquinamento. Tuttavia, i ricercatori sottolineano che queste scoperte non tollerano l’inquinamento da plastica, che comporta un’abbondanza di spiacevoli ripercussioni.

Sono state sollevate preoccupazioni circa le sostanze chimiche tossiche provenienti dalla plastica che vengono assorbite dai batteri e poi accumulate nella catena alimentare. Gli animali che mangiano batteri possono ingerire quantità maggiori di sostanze chimiche in un processo noto come bioaccumulo, interrompendo la catena alimentare dal basso verso l’alto.

Eleanor Sheridan del Department of Life Sciences, e prima autrice del paper, ha dichiarato: “Il nostro studio dimostra che quando i sacchetti di plastica finiscono nei laghi e nei fiumi possono avere impatti drammatici e inaspettati sull’intero ecosistema. Speriamo che i nostri risultati incoraggino le persone a essere ancora più attente al modo in cui smaltiscono i rifiuti di plastica”.

Forse la conclusione più importante di questa ricerca è il fatto stesso che fosse necessaria: l’inquinamento da plastica ci ha richiesto un intervento più urgente per così tanto tempo che, lentamente, la natura stessa ha dovuto trovare il modo di reagire.