Un ricercatore di Cambridge sta spingendo affinché il governo del Regno Unito riconosca alla fava le sue proprietà benefiche per l’umore.
La dottoressa Nadia Mohd-Radzman, ricercatrice associata presso il Sainsbury Laboratory dell’Università, sostiene che il fagiolo ha la possibilità di “trasformare la salute della nazione” grazie alle sue “proprietà speciali”.
Il dott. Radzman ha affermato che le fave contengono sostanze chimiche “collegate a miglioramenti duraturi nell’umore e nelle emozioni di chi le consuma”, oltre ad essere “ricche di proteine, fibre e ferro”.
Secondo Radzman, questi fagioli potrebbero potenzialmente migliorare la crisi di salute mentale in quanto rappresentano un “metodo economico e accessibile” per migliorare sia la dieta che l’umore.
Per promuovere questi benefici, la campagna del Dott. Radzman terrà conferenze e dibattiti sui fagioli e pubblicherà un’ampia gamma di ricette per utilizzare questo umile fagiolo.
La dottoressa Radzman afferma inoltre che “la fava potrebbe fare tanto bene” alla crisi di salute mentale della Gran Bretagna, affermando che la sua “missione” è “far sì che il Paese ami la fava”.
I ricercatori della Reading University sottolineano anche i benefici della fava, nota anche come fava. Gli scienziati hanno scoperto che mangiare pane fatto con le fave sarebbe “sostenibile” e un modo più semplice per “fornire nutrienti essenziali”.
Il dott. Radzman ha scoperto che il composto chimico levodopa, altamente concentrato nelle fave, agisce come un “precursore” della dopamina, un ormone associato alla felicità.
Il composto viene utilizzato anche nel trattamento clinico dei pazienti affetti dal morbo di Parkinson.
Tuttavia, il consumo di fave può scatenare una pericolosa malattia collaterale in un piccolo numero di persone vulnerabili nei paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente: una malattia chiamata favismo.
Questa malattia potrebbe portare a un disturbo del sangue noto come anemia emolitica, e la dottoressa Radzman ha ammesso che questo effetto collaterale “deve essere preso in considerazione” nella sua ricerca.