Matematica, musica e mancanza di reciprocità: Pitagora stonato con la teoria
Mentre notoriamente la matematica è onnipresente in natura, più comunemente con la sezione aurea, il caso di Pitagora illustra che in alcuni casi non esiste reciprocità tra la matematica e il mondo naturale. Pitagora ipotizzava che la consonanza, una combinazione melodiosa di note, fosse causata da speciali rapporti interi tra numeri come 3 e 4. Tuttavia, paradossalmente, i ricercatori dell’Università di Cambridge, Princeton e del Max Planck Institute for Empirical Aesthetics hanno scoperto attraverso uno studio studio di 235.000 giudizi comportamentali secondo cui preferiamo la “deviazione” da questi accordi dal suono perfetto. Questo perché conferisce ai suoni più carattere.
“L’utilizzo di nuovi strumenti con armonie e sistemi di scala diversi potrebbe comportare nuove ed illimitate opportunità creative nell’industria musicale”.
I ricercatori hanno valutato anche strumenti meno conosciuti dal pubblico occidentale. Ad esempio, hanno testato il bonang, uno strumento utilizzato nella cultura indonesiana, e hanno scoperto che le consonanze erano presenti nella loro scala musicale specifica, che non può essere replicata sugli strumenti musicali occidentali. Anche i 4000 membri coinvolti nell’esperimento, che non avevano familiarità con la musica indonesiana, furono in grado di apprezzare questi suoni, cosa che non sarebbe stata possibile se ci fosse stata una regola unificata per l’armonia come suggeriva Pitagora. Il dottor Harrison sostiene che l’utilizzo di nuovi strumenti con armonie e sistemi di scala diversi potrebbe comportare nuove ed illimitate opportunità creative nell’industria musicale.
Telescopi, teatro e tempo: chiamata alla ribalta per la galassia
La più antica galassia “morta” dell’universo è stata osservata utilizzando il telescopio James Webb, con la sua formazione stellare cessata oltre 13 miliardi di anni fa. Un attributo piuttosto edonistico per una galassia, si dice che abbia “vissuto velocemente e sia morto giovane”. Ciò non era stato teorizzato per l’universo in una fase così iniziale di espansione. C’è ancora un certo grado di ambiguità che offusca la causa di questo stato: non è ancora noto se vi sia una successiva metamorfosi che porti alla formazione di nuove stelle.
“Le galassie potrebbero avere un debole per la teatralità.”
Gli astronomi teorizzano che il feedback derivante dalla formazione stellare o dai buchi neri supermassicci possa espellere il gas fuori da una galassia, provocando un brusco arresto della formazione stellare. L’altra teoria proposta è che il gas non viene fornito alla galassia ad un ritmo sufficientemente veloce, portando la galassia alla “fame”.
Tuttavia, questa osservazione descrive solo lo stato della galassia in un momento 700 milioni di anni dopo l’inizio dell’universo. Le galassie potrebbero avere un debole per il teatro, poiché il dottor Francesco D’Eugenio ipotizza che la galassia potrebbe “tornare in vita”. Su scala più ampia, il professor Roberto Maiolino sostiene che l’esistenza della galassia “morta” in uno stadio evolutivo così precoce potrebbe portare a modelli rivisti dell’universo attuale. Tuttavia, per giungere ad una conclusione definitiva sono necessarie ulteriori osservazioni: il telescopio James Webb, con il suo elevato grado di sensibilità, sembra pronto a far avanzare ulteriormente questa linea di indagine.
Foreste, fossili e flussi: fare luce sulla simbiosi costiera
Lungo la regione costiera del Devon e del Somerset è stata scoperta la foresta fossile più antica del mondo, risalente a 390 milioni di anni fa. Gli alberi rinvenuti (detti Calamophyton) erano “prototipi” rudimentali di alberi oggi esistenti. I loro tronchi erano sottili, cavi e considerevolmente più corti e perdevano rami che fornivano sostentamento agli invertebrati sul suolo della foresta sottostante.
La scoperta di questi alberi fossilizzati ci illustra come gli alberi aiutassero a stabilizzare le sponde dei fiumi e le coste milioni di anni fa attraverso i loro sistemi radicali che stabilizzavano i sedimenti. Risalente al periodo devoniano, circa 419 milioni di anni fa, epoca in cui la vita cominciò a svilupparsi sulla terra, la foresta potrebbe svelare maggiori informazioni sui catalizzatori della successiva evoluzione degli animali terrestri e sul comportamento dei flussi fluviali.